Esiste un punto impreciso, nelle campagne tra Vittoria e
Scoglitti, dove per chilometri quadrati esistono solo serre e l’unico rumore
che si sente quando si fa sera è un suono lugubre di vento che percuote la
plastica e qualche cane che segnala, implacabile e lontana, la sua presenza.
In questo punto impreciso, raggiungibile a dorso di Berlingo e buona volontà, vive Tamara con
i due suoi figli in età scolare. Nella foto sul passaporto Tamara è una ragazza
piacevole, magra, con un’ombra di tristezza nel sorriso. Davanti a noi, nella
casa che era stata un garage o un magazzino, Tamara è una mamma piacevole,
magra, con un’ombra di tristezza nel sorriso. Ha iscritto i figli alle
scuole elementari al suo arrivo, ad anno scolastico già iniziato. E dato che vive
in un punto impreciso nelle campagne tra Vittoria e Scoglitti ha scelto la scuola di Vittoria, senza sapere
che la fermata dello scuolabus più vicina è quella per la scuola di Scoglitti.
L’unica soluzione possibile, poiché lei lavora già dall’alba,
è che i due bambini percorrano da soli quasi tre chilometri per farsi trovare alle 7.30 alla fermata
giusta. Oppure rivolgersi al servizio di trasporto abusivo che per 15 euro al
giorno li accompagna a scuola. Non tutti i giorni, visto che il costo del
passaggio è superiore alla metà del compenso giornaliero di Tamara. Ma alla scuola ci tiene, è
importante, se non altro per consentire ai figli di incontrare ragazzi della loro età.
È questa la situazione che conosciamo quando Emiliano e
Angelo rompono la monotonia di una sera di inizio primavera con la raucedine
diesel del Berlingo. Portano giocattoli per i bimbi e notizie per una questione amministrativa di Tamara. Ne ricevono una inaspettata: “I bambini non
vanno più a scuola. L’autista non vuole i soldi, ha detto che mi fa un
favore”.
Nello sconcerto dei primi secondi si scava un tunnel un sospetto che non si fa in tempo
a manifestare.
“I favori bisogna ricambiarli. È la legge della campagna.”
È il silenzio raggelato che segue una sentenza ingiusta
quello che ci avvolge, una tristezza autentica da stazione. Poi il vento che insiste sulla plastica si porta via tutto e
Tamara quasi consola noi e i figli: “Li iscrivo a settembre nella scuola giusta” dice tenace
come la luna che sta spuntando e che domani, infatti, crescerà fino a diventare
piena.
E mentre lasciamo i giocattoli e le notizie e mentre il
caffè bollente preparato da Tamara eccita mucose e ricettori e nervi, ma non
riscalda ci ripetiamo tornando in macchina: “la legge della campagna” e non
sappiamo dire altro mentre in noi, in un punto impreciso tra lo stomaco e il cuore,
qualcosa si è spezzato e fa male.
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