Bugiardino

I contenuti di questo blog rispecchiano malamente i pensieri del proprio autore. Quel che vi compare non è necessariamente il pensiero di Caritas Italiana o della Caritas di Ragusa. A cui, comunque, sono grato.

venerdì 24 luglio 2015

Winter on a solitary beach

Come i tanti teen-ager tatuati e spavaldi che le chiedevano adoranti l'autografo, anche noi l'abbiamo riconosciuta subito. Quella ragazza in bikini, pareo e piedi nudi sulla spiaggia affollata di Marina di Acate, la spiaggia che per otto mesi abbiamo guardato deserta e terrosa, è l'estate.

In piedi in riva al mare si spalma addosso crema solare rubata a un tramonto violaceo. Ogni tanto, con aria annoiata, guarda i figli che con paletta e secchiello effettuano il paziente travaso di ogni anno. Da una parte i turisti in arrivo, pantofole e seconde case, e dall'altro i lavoratori delle serre che vanno via contando i risparmi e le ernie, le borse e i giocattoli di seconda mano che porteranno ai parenti in patria.

Per chi le può ascoltare molte voci parlano di questo travaso: le serre che si scoperchiano senza svelare, tuttavia, il mistero dei braccianti, la nebbiolina che si alza dal mare e rende evanescente l'orizzonte del polo petrolchimico di Gela, le iridescenze degli oli che tralucono in superficie sul mare, i bambini tutti uguali e abbronzati, gli accenti dei bagnanti, il boato che viene dal mare, le luci nelle case, gli chalet in cui gli ultimi stranieri rimasti sono le ragazze dietro al bancone, l'odore di Coppertone in lotta disperata con quello delle fumarole. 

E ora che Marina di Acate ritorna agli italiani, Presidio è rimasto un luogo vuoto e afoso in cui gli armadi aperti, sbarazzati dei vestiti, sussurrano in loop "Estate" di Bruno Martino.

È tempo di sospendere la nostra navigazione sottovento. È tempo di portare il Berlingo alle cure di un accaldato carrozziere. È tempo, insomma, di ferie. Un ottimo espediente per dare governo al caos e tenerlo distante da noi per un paio di mesi.

Nel frattempo, se proprio non riuscite a trovarlo nei cinema all'aperto (e sarebbe un incredibile scandalo), potete poggiare il puntatore del mouse sul link al video di Marida Augusto e MaxHirzel sulle attività di Presidio che è stato girato a Marina di Acate e Castelvolturno. 

Da oggi anche questo blog va in ferie, magari recuperando (ma senza impegno) vecchie storie dei mesi trascorsi.

mercoledì 15 luglio 2015

Disperato, erotico, dummy


Ieri, ad esempio, aveva un vestito corto bianco con i fiori viola, che il vento le sollevava sulla cosce, fino a scoprirle il pube. I peli erano come li avevamo visti l'ultima volta, dipinti di verde. Ma l'ultima volta era del tutto nuda e quel richiamo agricolo ci si è presentato come un elemento che non abbiamo capito se perturbante o acconsenziente.

Tutti, o almeno tutti quelli che hanno interesse per le condizioni delle donne lavoratrici in agricoltura, dovrebbero andare a conoscere il manichino di via del Manichino. 
Non ha le braccia, riflesso di un riflesso sul fondo di una buia caverna della Venere di Milo, ma è il simbolo perfetto di un tipo di bracciantato che ripropone, ormai sotto la specie delle migrazioni, l'antica questione del meridione. 

Non parla, ma dice sulla situazione delle donne che lavorano nelle serre più delle inchieste e dei titoloni. È come se l'avessero messa lì a capro espiatorio di decine di ragazze, loro alter ego e, forse, maligna caricatura. Alle volte pensiamo che quella macchia di verde sia una pudica foglia di fico per questa Eva di materiale espanso non flessibile, altre volte ci pare che sia un osceno, primitivo, richiamo per istinti infoiati, per uomini innocenti con bisogni naturali. Valli a capire, gli essere umani.

Di certo lei è pronta a ricevere ordini, a essere spogliata, rivestita, spostata dalla cima del casolare al fianco della porta d'ingresso. Una volta ha accanto un pomodoro, un'altra volta le viene messo ai piedi uno pneumatico, un'altra ancora la trovate impalata accanto a un tavolo con sopra 8 bottiglie di vino vuote. E a noi sembra sempre che il Berlingo stia viaggiando dentro un rebus della Settimana Enigmistica, uno di quelli impossibili da risolvere, di cui oscuramente anche noi facciamo parte, con una immensa B o D che incombe sulla nostra testa ignara e nessuna donna inginocchiata a pregare un dio di cui ci sarebbe un gran bisogno.

Non è facile sostenere lo sguardo fisso del manichino di Via del Manichino. La sua nudità esibita e immobile su cui hanno passato un mano di fotosintesi clorofilliana. Le sue braccia amputate. La sua fusione di realtà e allegoria. Ti sembra sempre di rubarle qualcosa e, distogliendo lo sguardo, di riconoscerle una identità, di avere quasi capito come mai stia lì e su cosa voglia metterti in guardia con la sua boccuccia di plastica dura piegata a cuore. 
Che sia una casa d'appuntamenti, la presenza di uno psicotico, una idea di donna, un Maurizio Cattelan squattrinato e agricolo. Nulla, comunque, che mi lascia dormire sereno.

giovedì 2 luglio 2015

La busta paga di Adrian


La busta di paga di Adrian è un’agendina in pelle marrone con annotazioni a penna che si affollano fitte e sgrammaticate tra le righe. Nella colonna a sinistra, dal lunedì alla domenica compresa, si contano le giornate lavorative. In quella a destra gli acquisti effettuati dal proprietario del fondo presso cui Adrian lavora in nero e che vengono sottratti alla paga. La paga è di venticinque euro al giorno, nel caso di lavoro a mezza giornata dodici euro e cinquanta centesimi. Non tredici. Dodici e cinquanta. È un tipo preciso il datore di lavoro di Adrian e 6 il novembre sottrae dal compenso il pane, il 7 quindici euro di ricarica telefonica, il 12 ancora il pane e il costo di medicinali acquistati e consegnati a domicilio. La premurosa partita doppia dell’agendina in pelle marrone che Adrian conserva gelosamente è l’unica arma con cui gli operatori di Presidio stanno cercando di fargli ottenere il riconoscimento dei propri diritti, anche se incontrare Adrian non è facile. Vive, infatti, da segregato presso l’azienda per cui lavora e da cui non esce quasi mai. Nei fatti, oltre all’impegno in serra, svolge il ruolo di custode dell’azienda, ma questo incarico non risulta in nessuna colonna di dare e avere. È un tipo preciso il datore di lavoro di Adrian, ma solo quando conviene a lui.