L’ultima volta che abbiamo visto Alina era un punto
interrogativo in una pancia grande otto mesi. Ottanta giorni dopo Alina ha l’età
di una Luna piena, pochi capelli e la stessa bocca della mamma. È la prima
persona a mettere il suo minuscolo piede al Presidio di Marina di Acate per la
nuova stagione.
Valentino, invece, ha sette anni e i capelli tagliati lunghi
come Chris Waddle a Italia ’90. Gioca con il pupazzetto di un super eroe con
quattro braccia. Servono per lottare. Un
braccio per ogni biglietto da 10 euro che il tassista abusivo chiede al padre
per accompagnarlo a scuola una mattina sì e una no.
Le due bambine che guardano la mamma e il pavimento e sorridono
non hanno nome. Non capiscono quando chiediamo loro: “Come ti chiami?”, ma tra
un mese saranno bravissime e parleranno con noi al posto di qualche
connazionale dallo sguardo sperduto, come di chi si è addormentato sui Carpazi e si è svegliato in riva al Mediterraneo.
Samir si è rannicchiato stretto nel vano ruota di un tir,
mentre vedeva un nastro d’asfalto sfilare al di sotto di lui a 80 chilometri orari e poi il ponte di
una nave, dalla Grecia fino in Italia. “Qualche volta può capitare che la ruota
sale e allora non c’è niente da fare, fratello. Ma bisogna rischiare”
Petru è contentissimo e mostra ad Angelo le foto della sua nuova fidanzata
tedesca che è una mora alta e bella da far paura.
Alì ha 50 anni e piange davanti al figlio di 18 perché il
padrone li ha cacciati dopo sei mesi di promesse a 25 euro al giorno. La nuova
squadra lavora per 20 e Alì singhiozza piano, all'aperto, appoggiato al muro in cemento
armato: “Questa è la democrazia? Questa è la giustizia?” E lo chiede all’Italia.
Karim è arrivato qui dal Bangladesh. Lo guardano tutti perché da queste parti non siamo abituati a vedere persone con la faccia così nera. Lui non se ne preoccupa e recita a Emiliano nomi di paesi
come un rosario di misteri dolorosi: India, Iran, Turchia, Grecia, Croazia,
Ungheria, Romania, Austria, Palermo, Macconi. E sono state botte, rapine, segregazione, paure, clandestinità e lavoro nero.
Igor vuole sapere se ha diritto a un risarcimento per la
coltellata ricevuta nel giorno della Pasqua ortodossa da un connazionale ubriaco che conosceva appena e ci mostra
una impressionante linea di frontiera rosa che si solleva a separare il quadrante destro del suo ventre da quello sinistro.
Tre rumeni senza nome escono dalla stanza di Dario, che poi è una cucina adattata a studio legale. Il padrone non li paga, inizieremo la solita trafila di lettere, ispettorati, contrattazioni.
È già buio quando arriva Cataldo, un siciliano spassoso e folle, innamorato di tutte le donne. Si presenta alle volontarie che non conosce e usa prima il cognome, poi il nome e la città di nascita, come una
recluta di 50 anni fa. E non si dimentica di aggiungere: “Fortebraccio mi
chiamano” perché sembra veramente che abbia un’anima di fil di ferro sotto i
muscoli. Alle ragazze più carine chiede ancora di sapere il nome e le informa del suo nuovo scooter comprato a 500 euro. La prossima volta canterà loro una serenata dal repertorio
di un neo melodico napoletano o reciterà quella scena del film di mafia in cui Totò Riina viene chiamato professore dai picciotti perché è l'unico ad aver fatto la terza elementare. Poi Cataldo si scusa perché comincia "L’onore e il
rispetto 2" su un qualche canale TV e ci deve lasciare. Ma promette che il prossimo martedì tornerà e noi non ne dubitiamo. Le nostre volontarie sono tutte carine.
Petronilla, invece, non se ne vuole andare e ci racconta per le millesima volta della collega che va a letto col padrone e della moglie che, invece, se la prende con lei, con quella sbagliata e che lei non è una buttana. Ha bisogno di qualcuno che le creda e noi siamo stanchi, ma non è per questo che le crediamo e stiamo ancora un po' ad ascoltarla.
Intanto Alì si è levato via dal viso le lacrime con il pollice e l’indice,
Alina continua a dormire in braccio alle volontarie, il padre di Valentino ha saputo che
esiste un servizio di scuola bus comunale, Fortebraccio ha informato con una semplice accelerata tutta Marina di Acate del suo nuovo acquisto, Karim controlla la taglia di un paio di jeans da lavoro e Petru ha conservato le foto, ma non il buonumore.
Petronilla ha un
sorriso grande come il lungo mare di Macconi quando ci lascia andare e ci dice: “Grazie per quello
che facete”
Quello che facciamo (facetiamo?) è Presidio.
Questo post è dedicato all'amico e collega Angelo che è stato promosso a un altro incarico e lascia Presidio. Ci mancheranno molte cose di lui, a parte le sigarette.
Grazie Vince'!! È stato un piacere fumare con voi e con le migliaia di abitanti dei macconi :). Porterò tanto dentro me. I sorrisi di cuori puliti sgorganti dai visi invecchiati dalla fatica mi accompagneranno per sempre. E, per dirla alla Fortebraccio, un onore.
RispondiEliminaIl nostro navigatore di strade impossibili ha finalmente un percorso dritto davatni a sé. Sarà un grande viaggio!
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