Bugiardino

I contenuti di questo blog rispecchiano malamente i pensieri del proprio autore. Quel che vi compare non è necessariamente il pensiero di Caritas Italiana o della Caritas di Ragusa. A cui, comunque, sono grato.

mercoledì 15 luglio 2015

Disperato, erotico, dummy


Ieri, ad esempio, aveva un vestito corto bianco con i fiori viola, che il vento le sollevava sulla cosce, fino a scoprirle il pube. I peli erano come li avevamo visti l'ultima volta, dipinti di verde. Ma l'ultima volta era del tutto nuda e quel richiamo agricolo ci si è presentato come un elemento che non abbiamo capito se perturbante o acconsenziente.

Tutti, o almeno tutti quelli che hanno interesse per le condizioni delle donne lavoratrici in agricoltura, dovrebbero andare a conoscere il manichino di via del Manichino. 
Non ha le braccia, riflesso di un riflesso sul fondo di una buia caverna della Venere di Milo, ma è il simbolo perfetto di un tipo di bracciantato che ripropone, ormai sotto la specie delle migrazioni, l'antica questione del meridione. 

Non parla, ma dice sulla situazione delle donne che lavorano nelle serre più delle inchieste e dei titoloni. È come se l'avessero messa lì a capro espiatorio di decine di ragazze, loro alter ego e, forse, maligna caricatura. Alle volte pensiamo che quella macchia di verde sia una pudica foglia di fico per questa Eva di materiale espanso non flessibile, altre volte ci pare che sia un osceno, primitivo, richiamo per istinti infoiati, per uomini innocenti con bisogni naturali. Valli a capire, gli essere umani.

Di certo lei è pronta a ricevere ordini, a essere spogliata, rivestita, spostata dalla cima del casolare al fianco della porta d'ingresso. Una volta ha accanto un pomodoro, un'altra volta le viene messo ai piedi uno pneumatico, un'altra ancora la trovate impalata accanto a un tavolo con sopra 8 bottiglie di vino vuote. E a noi sembra sempre che il Berlingo stia viaggiando dentro un rebus della Settimana Enigmistica, uno di quelli impossibili da risolvere, di cui oscuramente anche noi facciamo parte, con una immensa B o D che incombe sulla nostra testa ignara e nessuna donna inginocchiata a pregare un dio di cui ci sarebbe un gran bisogno.

Non è facile sostenere lo sguardo fisso del manichino di Via del Manichino. La sua nudità esibita e immobile su cui hanno passato un mano di fotosintesi clorofilliana. Le sue braccia amputate. La sua fusione di realtà e allegoria. Ti sembra sempre di rubarle qualcosa e, distogliendo lo sguardo, di riconoscerle una identità, di avere quasi capito come mai stia lì e su cosa voglia metterti in guardia con la sua boccuccia di plastica dura piegata a cuore. 
Che sia una casa d'appuntamenti, la presenza di uno psicotico, una idea di donna, un Maurizio Cattelan squattrinato e agricolo. Nulla, comunque, che mi lascia dormire sereno.

Nessun commento:

Posta un commento